Storia del comune
Ultima modifica 9 marzo 2023
La valle del Torrente Barescione ebbe i suoi primi abitanti già nel paleolitico, quando gruppi di cavernicoli provenienti dalla vicina Val Varatella si stanziarono nella tana della Bosa, presso l'acqua del Rio Ponte. I romani per tenere a bada le tribù locali, spesso ribelli, dovettero arroccarsi su posizioni fortificate. Una di queste fu il torrione roccioso attorno al quale nacque il "Burgus Plebis" di Balestrino; numerose monete romane furono trovate sull'antica mulattiera.
Dopo questo primo insediamento, comparvero nell'alto medioevo i primi nuclei di abitato verso il fondo valle, quali la Fasciola, il Fossato, il Pozzo, da cui partì la colonizzazione di tutta la vallata, fino a costituire il nucleo di Bergalla, sede dei primi signori della zona. L'agricoltura a terrazza, con le colture dell'olivo, dei cereali e dei legumi si estese sui ripidi fianchi delle montagne: conquista dovuta al perfezionarsi della tecnica dei muri a secco "Maxei" che consentì di sottrarre la poca terra fertile al rovinoso lavorio delle acque vadose.
Nell'epoca feudale furono signori della valle di Balestrino prima i Bava, che ebbero il loro rustico-castello sulle pendici della rocca Curaira, poi i Marchesi del Carretto i quali innalzarono intorno alla metà del '500 il primo nucleo del castello che esiste tutt'oggi. Il turrito maniero fu teatro nel XVI secolo di una congiura che vide protagonisti gli stessi Balestrinesi, foraggiati da figli illegittimi del marchese, ed il feudatario stesso. Il cruento evento ebbe come risultato l'assassinio di Pirro II e l'incendio del castello; in seguito a ciò, l'erede del marchesato, ripreso il potere, istituì nuove leggi, un tribunale su cui ancora oggi svetta il "Pilone", simbolo di potere dei Signori e strumento di tortura dei condannati; dopo quei fatti, toponimi come "Pian delle Forche" sono ancora oggi ricordati ed in uso.
Sotto il dominio dei Del Carretto, Balestrino, capitale di vasti feudi, si arricchì di mulini, frantoi, fornaci da calce e saponificio; la Chiesa plebana di Sant'Andrea, eretta al centro del Borgo, sostituì quella San Giorgio Campestre, restaurata in epoca recente, nella quale troneggiano meravigliosi affreschi del XIV secolo. Per parecchi secoli il marchesato rimase un'isola indipendente entro il territorio della Repubblica di Genova, Stato con il quale i feudatari, vassalli peraltro dei Savoia, avevano convenzioni per quanto concerneva la moneta e la giustizia. Per un certo periodo nel castello funzionò persino una piccola tipografia che stampò statuti e convenzioni per diverse comunità.
Alla fine del XVIII secolo, durante l'occupazione francese, Balestrino fu teatro di drammatici eventi. Nell'imminenza della Battaglia di Loano (1795) attorno al Castello si svolsero aspri combattimenti ed il paese fu oggetto di una sanguinosa rappresaglia che costò molte vittime alla popolazione. Dopo il periodo napoleonico, l'ex feudo seguì le sorti del resto della Liguria, prima con l'annessione al Piemonte, quindi al Regno d'Italia.
UOMINI ILLUSTRI
Balestrino dalla fine della sua lunga esperienza feudale, come Comune del Regno prima e, in seguito (dal 1945), della Repubblica Italiana ha dato i natali a parecchi uomini benemeriti in pace ed in guerra.
Nella seconda metà dell’Ottocento numerosi balestrinesi varcarono l’oceano, sulle navi degli emigranti, quando ancora la forza motrice dei transatlantici era il vento, per cercare fortuna in Uruguay, in Argentina se non addirittura in California. Tra questi Luigi Ronco che partì solo, poco più che decenne, per raggiungere uno zio, già residente a Montevideo e là in seguito aprì un negozio nella strada principale della capitale uruguayana. Nel 1907 tornò in patria per vivere con i genitori che non avevano voluto trasferirsi in America. A Balestrino Luigi Ronco fu il primo sindaco democratico dopo l’avvento della Repubblica, nel 1946.
Nel primo conflitto mondiale Balestrino (con circa 300 abitanti) ebbe una ventina di caduti: la strada di ingresso al borgo è dedicata al Maggiore degli Alpini, Adolfo Panizzi, decorato con quattro Medaglie al Valor Militare. Adolfo Panizzi cadde sull’Ortigara nel 1917.
Tra i balestrinesi in uniforme, nel 1915 vi fu anche l’insegnante Serafino Demicheri, arruolato nel dirigibilisti, specialità che comprendeva allora gli audaci osservatori di artiglieria con i palloni frenati. Serafino Demicheri, tra le due Guerre fu per molti anni direttore didattico nel Parmense.
Nella guerra di Liberazione, seguita alla fine del fascismo, un balestrinese, il Colonello Francesco Ronco, fu il comandante del Reggimento Paracadutisti “Nembo” che, inquadrato nel Gruppo da combattimento “Folgore”, fece parte dell’Ottava Armata Inglese nelle operazioni del 1944 – 1945, da Cassino a Bologna, per le quali il “Nembo” ebbe un encomio dal comandante alleato.
Francesco Ronco, promosso generale per merito di guerra, raggiunse, in seguito, il grado di Generale di Corpo dell’Armata Morì a Toirano (Savona) nel 1978.
A Balestrino, nel giardino adiacente al Palazzo sede degli uffici comunali, una lapide lo ricorda.