Itinerari storico-archeologici

Ultima modifica 9 marzo 2023

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  Mulattiera



 

1. Nella preistoria

Un itinerario che tocchi i luoghi storici balestrinesi non può che cominciare da quelle "Tane de Boesa" che la tradizione popolare indica quale prima dimora dell'uomo nella valle del Rio del POnte (che presso Toirano prende nome di torrente Barescione). Le "Tane de Boesa", nonostante le variazioni subite dall'ambiente circostante, offrono ancor oggi un esempio da manuale di quei "ripari sotto la roccia" che furono i rifugi preferiti dei  ostri progenitori nella preistoria. La sistemazione offriva alla tribù una facile difesa dai nemici e dalle fiere, vicinanza all'acqua, legna, selvaggina, pesce e frutta.

2. Castrum Balestrini

In epoca romana la maggioranza dei liguri viveva ancora nelle caverne. La valle del Rio del Ponte, percorsa da una delle vie per i paesi oltremontani, fu certamente controllata dai potenti quiriti che, su un poggio dominante, vi apprestarono un campo fortificato. Una conferma di questa presenza è data dalle monete romane trovate in diversi punti dell'antica mulattiera.

3. Le prime case

Nell'alto medioevo antichi colonizzatori, non più cavernicoli, crearono i primi insediamenti in pietra a secco (come le "caselle"), poi in muratura, di cui restano gli esempi più antichi alla Fasciola e al Fossato: In quest'ultima frazione esisteva anche un oratorio, probabilmente il più antico luogo di culto della vallata. Il perfezionamento della tecnica del muro a secco permise la bonifica delle ripide pendici dei monti, rendendole coltivabili con il sistema delle fasce che consentì di salvare la poca terra fertile dal rovinoso lavorio delle acque piovane.

4. Il "burgus plebis"

Il Medioevo aprì le porte al feudalesimo e sulla valle si estese la signoria dei Bava che costruirono il loro rustico "castello" sulle balze della Rocca Curaira, in armonia con l'ampliarsi, verso l'alto, della colonizzazione agricola. Nacquero in quell'epoca il borgo, intorno al fortilizio, forse presidiato da balestrieri, e i primi edifici delle frazioni Poggio, Cuneo e Bergalla. In tempi a noi più vicini i due ultimi insediamenti ebbero ciascuno una cappella dedicate, nell'ordine, a Sant'Antonio da Padova e a Sant'Apollonia.

5. San Giorgio Campestre

Al centro, quasi geometrico, di questa costellazione di abitati sorse, nel secolo XII, la chiesa plebana che prese il titolo di San Giorgio Campestre (oggi cappella del camposanto): chiesa che la comunità volle ornata da semplici ma suggestivi affreschi di cui restano interessanti esempi.

6. Mulini e frantoi

La comunità si arricchì in quel periodo, anche di infrastrutture indispensabili alla vita della popolazione come i mulini e, con l'affermarsi della cultura dell'olivo, i frantoio. Dei primi, l'esempio forse più antico è l'abitato della frazione Cuneo (ne ricorda la presenza il nome di Rian du Murine); il frantoio più famoso è quello della Cantarana, che sfruttava le acque del Rio del Ponte. Di opifici, in quel luogo, si fa cenno già in documenti dell'XI secolo.

7. Il Castello del Carretto

All'inizio del Cinquecento i marchesi del Carretto di Zuccarello (alla cui famiglia era appartenuta la famosa Ilaria) ottennero dall'Imperatore Massimiliano I l'investitura del feudo di Balestrino, Questo in seguito, per spartizione, passò a Pirro II del Carretto che divenne il capostipite di un nuovo ramo della grande casata. Intorno al 1515 Pirro II diede inizio alla costruzione del suo castello sul torrione roccioso dominante il "burgus plebis". Seguirono anni difficili per i balestrinesi che, sottoposti a pesanti tributi e a forzose prestazioni di mano d'opera, si ribellarono, uccisero il marchese e la sua amante e incendiarono il castello. Nel corso dei secoli il maniero fu più volte ampliato, modificato, restaurato: nel periodo di massimo splendore ebbe una torre merlata, guardiola a cupola, mura di cinta e ponte levatoio, forse nei pressi dell'attuale via del Ponte.
 

8. La giustizia feudale

La signoria dei del Carretto non fu, a Balestrino, particolarmente dispotica, anche se un luogo che conserva il nome di "Pian delle forche" e istituzioni come il tribunale feudale e l'adiacente "Pilone" (simbolo di potere forse più che colonna infame) fanno pensare il contrario. Gli Statuti in base ai quali i del Carretto governarono il feudo prevedevano comunque decime, gabelle, tasse e prestazioni di mano d'opera assai gravose per quei poveri contadini.

9. La chiesa di Sant'Andrea

Tra il 1594 e il 1624 sorse, sull'area già occupata dalla cappella nobiliare dedicata a Sant'Andrea, la nuova parrocchia, costruita con i fondi elargiti da una famiglia balestrinese, i De Negri, emigrata in Spagna. La chiesa, che per oltre tre secoli fu al centro della devozione popolare, venne abbellita con varie opere d'arte, tra cui un prezioso tabernacolo di marmo intarsiato, opera di Giovanni Orsolino, che si ammira nella nuova parrocchia, al Poggio. Posteriore è l'oratorio che sorge sulla piazza omonima (probabilmente sui resti di un antico saponificio) e sede ancor oggi della Confraternita di San Carlo che nel periodo feudale ebbe capacità giuridica per il possesso e la gestione di beni.

10. L'Albero della Libertà

Il periodo più drammatico, e nello stesso tempo più esaltante della loro storia, i balestrinesi lo vissero nel 1794-1795 quando le truppe della Francia rivoluzionaria, in guerra contro il Re di Sardegna, invasero la Liguria. Balestrino fu occupato il 21 aprile 1794 da una colonna di soldati, provenienti da Garessio, guidata da Cristoforo Saliceti e Agostino Robespierre, fratello di Massimiliano. Il feudo, appartenente allora a Gio Enrico IV del Carretto, vassallo dei Savoia, fu considerato "territorio nemico". L'Albero della Libertà, che i francesi piantavano in tutti i luoghi sottratti alla tirannia, fu innalzato nella piazza della chiesa. Filippo Buonarroti, capo del Commissariato francese di Oneglia, incaricato del governo dei territori occupati, confiscò i beni del marchese e li distribuì ai contadini. Nel novembre 1795 il paese venne a trovarsi tra gli eserciti contrapposti nella grande battaglia di Loano. Per punire i balestrinesi sospettati di parteggiare per gli austro-piemontesi, i francesi decretarono "sei ore di morte", che portarono all'uccisione di 15 persone e alla distruzione della frazione di Bergalla.


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